martedì 14 gennaio 2014

Un pulp al giorno: Tea Leaves

Torna una delle rubriche cui tengo di più sul mio blog e lo fa con un curioso racconto fantasy molto delicato, opera di un autore non particolarmente noto in Italia, il reverendo Henry S.Whitehead, scomparso nel 1932.
Si tratta del suo primo racconto pubblicato sulle pagine di Weird Tales, per la precisione sul numero del maggio 1924, dove ebbe l'onore di trovarsi fianco a fianco con il suo mentore, H.P.Lovecraft - che qui compariva con un racconto invero minore, "Imprigionato con i faraoni", ghost written per il celeberrimo Harry Houdini.
Se la maggior parte dei racconti successivi della produzione fantastica di Whitehead (che molto di rado, nella sua breve esperienza letteraria, presto troncata dalla prematura morte, si cimentò in generi diversi dal fantastico) sono incentrati sull'ambientazione caraibica e sui misteri magici legati alla religione vudù e ad altre possibili avventure esotiche (il suo personaggio di punta, Gerald Canevin, suo stesso alter-ego, è narratore di una quindicina di storie in gran parte ambientate nei Caraibi, isole in cui lo stesso Whitehead soggiornò a lungo), per questo suo esordio letterario sulla più celebre rivista pulp della storia del fantastico, lo scrittore statunitense sceglie un curioso racconto, Tea Leaves, appunto, che ci narra le vicende di una "bruttina stagionata", una maestrina di paese ormai vicina ai quaranta anni, rassegnatamente zitella che con una botta di vita si regala una crociera in Europa. Appassionata lettrice dei presagi delle foglie del té, durante la navigazione interpreta una lettura come qualcosa che le porterà l'amore. Durante l'ultima tappa della crociera, in uno strano negozio londinese, la donna trova una collana di pietre rosate che nel tempo scoprirà essere appartenuta nientemeno che alla regina Elisabetta (la prima ovviamente); oltre alla ricchezza troverà anche l'amore, sotto forma di un gioielliere coetaneo.
La particolarità del racconto - dal punto di vista della trama piuttosto deludente e appena velato di fantastico (il luogo dove acquista la collana sembra uscito da un fumetto di Dylan Dog e il suo indirizzo è quello nascosto nel presagio delle foglie del té) - è la leggerezza con cui Whitehead maneggia la vicenda e la sua protagonista femminile (molto rara nel resto della sua opera).
Di Whitehead torneremo a parlare molto presto e, se ci seguite anche nelle nostre escursioni librarie, dopo Weinbaum e l'imminente volume sui western howardiani, andremo ad affrontare la narrativa più orrorifica dello scrittore americano.

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