lunedì 23 dicembre 2013

Auguri di Natale in salsa western

Scarsa attività sul mio blog in questi ultimi tempi, ma il tempo è quello che è (non dubitate, torneremo presto fin dall'inizio del nuovo anno).
Intanto, con l'augurare a tutti i lettori un felice Natale e un meraviglioso 2014, vi invito a scaricarvi, dal sito dell'editore che entro poche settimane pubblicherà un intero volume di racconti su Robert Howard in salsa western, un piccolo "omaggio" natalizio, Il Natale di Golden Hope, uno dei primissimi sforzi letterari del giovanissimo Howard (è apparso sul giornalino del liceo), un curioso western che ha già in sé alcuni dei germi della futura grandezza (non tantissimi a dire il vero, ma è Natale :)

Ecco il link per il pdf del racconto

http://www.fratinieditore.it/image/mellonta/il_natale_di_golden_hope.pdf

martedì 10 dicembre 2013

Conan a sei colpi: i racconti western di Robert Erwin Howard

E' con non poca soddisfazione che vado ad annunciare l'uscita imminente (veramente a giorni ormai) del secondo volume della collana Mellonta Tauta, pubblicata da Fratini Editore, e dedicata in questo caso a una selezione, sufficientemente corposa, di racconti western scritti dal padre di Conan il Barbaro (e di numerosi altri personaggi quasi altrettanto celebri), Robert Erwin Howard: Sfida al canyon infernale.
Si tratta di una raccolta cronologica di otto racconti, a partire da Tamburi al tramonto, pubblicato a puntate fra il 1928 e il 1929 sul quotidiano del paesino texano dove Howard viveva, il Cross Plains Review, per arrivare a recuperi postumi risalenti fino agli anni Settanta del secolo scorso. La caratteristica unificante di questa raccolta è la predominanza assoluta dell'elemento texano delle storie, dal cavalleresco senso di nobiltà sudista che animava il suo autore, perfettamente a suo agio in un universo che nelle sue ultime propaggini aveva respirato a pieni polmoni (chissà quanta tosse, vista la polvere!) fino a tutta la sua adolescenza (e alcune delle storie presenti in questo volume, infatti, sono dei veri e propri western contemporanei alla vita di Howard, visti i riferimenti a Pancho Villa e alla rivoluzione messicana di pochi anni prima). Punteggiati di deserti e pinnacoli di roccia, di città minerarie e praterie sterminate, di mandrie smisurate e fanciulle da salvare, i racconti howardiani che abbiamo scelto in questa antologia riportano alla mente fin dalle prime pagine le tante letture trascorse negli universi fantastici del bardo texano, ed è francamente impossibile non ravvisare in taluni dei personaggi che frequentano queste narrazioni western l'ombra incombente del Cimmero, specialmente nel capolavoro assoluto di questo volume, "Gli avvoltoi di Whapeton", che trasuda Conan a ogni pagina.
Abbiamo volutamente scelto di presentare una selezione di racconti howardiani che si astenesse dai personaggi più famosi e più pubblicati (in America, visto che da noi sono comunque praticamente tutti inediti) nel filone western howardiano, quelli che gli avevano dato più da mangiare - letteralmente - durante la sua breve esistenza, tragicamente conclusasi; non troverete quindi traccia in questa antologia di Breckinridge Elkins (ben 24 racconti di varie dimensioni pubblicati in buona parte fra il 1934 e il 1937 sulle pagine di Action Stories, e venate di un qual certo umorismo grottesco), Pike Bearfield (un manipolo di storie scritte da un cowboy illetterato, anch'esse umoristiche, parzialmente pubblicate nel 1936 su Argosy) e Buckner Jeopardy Grimes (tre racconti apparsi fra il 1936 e il 1944 su Cowboy Stories e Masked Rider, una delle quali apparsa anche da noi, nel volume miscellaneo Skull Face, uscito negli anni Settanta nella Fantacollana dell'Editrice Nord).
La scelta è stata fatta per mostrare il lato più aperto, meno seriale di Howard, e presenta comunque i suoi western migliori, talora stereotipi, talora tanto poco tipici da venire rifiutati più e più volte dagli editori, per finire poi pubblicata su un pulp minore, "Smashing Novels", e addirittura con due finali diversi - uno tragico e darkeggiante, assolutamente irresistibile, e un altro "politicamente corretto", classico e positivo, indubitabilmente inferiore. Il racconto (o dovrei dire romanzo breve, viste le corpose dimensioni) è il citato "Gli Avvoltoi di Whapeton", un autentico gioiello narrativo tout court, ricco di colpi di scena e di sequenze magistralmente congegnate, un compendio dell'immaginario western riletto e rivissuto in chiave noir, anticipatore di quella contaminatio fra i generi che renderà grande Quentin Tarantino (e non a caso nell'introduzione all'antologia paragono il racconto in questione a "Le iene" - leggetelo per capire i motivi del mio azzardato accostamento) parecchi decenni dopo e in un medium assolutamente diverso.
Che altro dire? Spero di aver solleticato a sufficienza la fantasia e il desiderio di conoscenza di parecchi miei lettori, e vi aspetto quanto prima a una delle presentazioni fiorentine del volume (ancora da decidere, ma sicuramente fra dicembre e gennaio).

mercoledì 4 dicembre 2013

Ci mancava solo la tombola... Augustus!

Torno con piacere a occuparmi di giochi, visto che ieri sono riuscito a provare il premio della critica di Essen 2013 e candidato al gioco dell'anno, Augustus.
Attirato dall'ambientazione, dal costo contenuto (intorno ai 30 euro) e dal suo autore (Paolo Mori, autore dell'ottimo Libertalia), mi sono buttato nell'acquisto a occhi chiusi, senza premurarmi di leggere le meccaniche del gioco su boardgamegeek o simili.
D'altra parte, un gioco fino a 6 giocatori e dalla durata molto breve (circa mezz'ora) non sarebbe poi stato male come filler riempi-serata, no? Bah, forse no.
Le semplicissime regole fanno capire subito dopo poche righe che il buon Mori ci invita a giocare a tombola, solo che invece dei numeri da 1 a 90 e dai fagioli per le cartelle, si è inventato una serie cospicua (poco meno di 100) di "cartelle" raffiguranti senatori (dai nomi fantasiosi e spesso tongue in cheek) e province imperiali, e una serie di gettoni raffiguranti daghe, pugnali, scudi legionari, bighe, etc., da estrarre al posto dei numeri.
Sostanzialmente, ogni giocatore sceglie tre "cartelle" da un pool iniziale di 6, ognuna delle quali possiede dei requisiti minimi per essere completata (che so, due daghe e due carri, oppure, uno scudo, 2 catapulte e un vessillo legionario), un certo numero di punti vittoria (fisso o variabile) e potenzialmente anche un'abilità particolare che si attua non appena la "cartella" viene completata (tipo, sposta dove ti pare due fagioli... ehm, legioni... a disposizione, oppure, pesca una "cartella" in più, oppure per te "daga" e "scudo" sono uguali - ovvero, se peschi uno, puoi usare anche l'altro simbolo). Ultimata la cartella e applicate le sue funzioni (che possono anche riguardare gli avversari - tipo, scarta tutti i "fagioli" da una cartella, scarta una cartella completata, etc.), il giocatore reintegra la mano di cartelle a disposizione da un pool di altre cinque disponibili per tutti (e via via a sua volta integrato).
Questo in pratica il gioco, estremamente veloce, ma quasi totalmente affidato alla fortuna, perché, nonostante la scelta delle cartelle possa consentire una qualche strategia, la rapidità della partita (non appena un giocatore completa 7 cartelle la partita finisce) in realtà ne consente ben poche e tutte estremamente legate alla fortuna (le uniche scelte vere e proprie che il giocatore può effettuare è quando prendere il bonus per il numero di province, che usa un sistema simile a Thurn und Taxis, ovvero chi primo arriva meglio alloggia, ma preso un bonus di un tipo, non ne puoi avere altri, se poi la tua situazione migliora)
IL pregio principale sta nella rapidità, nel basso costo e nell'ottima componentistica del prodotto (che però ormai è abbastanza standard in molte produzioni odierne), mentre dal punto di vista prettamente ludico il gioco mi pare piuttosto deludente - non ingiocabile, si badi bene, perché in fondo anche la tombola può essere divertente, e questo ha sicuramente molti fronzoli che lo possono rendere più gradevole - e come riempi serata si può trovare di meglio (numerosi giochi di carte, per esempio, altrettanto rapidi da preparare e da portare a conclusione).

martedì 3 dicembre 2013

Quando Equitalia incontra il Bardo: Repo Men

Nell'ambito dei recuperi cinematografici impostimi dai vari progetti editoriali in corso, l'altro giorno mi sono visto un film forzosamente truzzo, che merita qualche parola (anche per spiegare il titolo curioso di questo post).
Repo Men narra le vicende di un "recuperatore" di crediti del futuro prossimo venturo (ormai unanimente mostrato come negativo e distopico dalla cinematografia contemporanea), che lavora per una corporazione dedita alla produzione di organi vitali sintetici (cuore, pancreas, fegato, etc.), che vengono venduti ai clienti, con la clausola che, in caso di mancato pagamento entro 90 giorni dall'innesto, un "recuperatore" riprenderà l'organo dall'ospite umano, senza peritarsi di chiederne il permesso e quasi sempre con conseguenze letali per l'incauto acquirente.
Il nostro eroe (Jude Law) è uno dei migliori nel mestiere, ma per un sabotaggio orchestrato dal "miglior amico" (un buon Forrest Whitaker), finisce in coma e viene salvato soltanto grazie all'innesto di un cuore artificiale, generosamente venduto dalla corporazione stessa, nella persona del "capo" (un ottimo Liv Schrieber). Il recuperatore si troverà quindi ben presto - vista l'impossibilità di pagare l'esosa quantità di denaro richiesta dalla corporazione - a vestire i panni della preda e si troverà coinvolto in una moderatamente appassionante avventura, nel tentativo di arrivare a chiudere la pratica con il fisco, per così dire, senza rimetterci la vita. Finale a sorpresa (insomma, neppure poi tanto, dai), che evito di raccontare per chi volesse vederlo (si può buttar via il tempo in modo peggiore).
Come vedete, quindi, la trama richiama vagamente il Mercante di Venezia di Shakespeare, mentre le connessioni con Equitalia sono lampanti. Il film vivacchia un po' troppo per i miei gusti, indeciso su quale tonalità prendere, con numerose scene inutilmente splatter, francamente fumettistiche, qualche sequenza invero azzeccata (con un attore più truzzo di Law - tipo Diesel, tanto per buttare lì un nome che ci avrei visto bene - la sequenza del combattimento nel corridoio della corporazione poteva assurgere a top ten del genere, così come è visivamente accattivante la sequenza del combattimento nel laboratorio), e un senso di già visto di fondo che lascia galleggiare il prodotto in un mare magnum di fanta-azione dozzinale, che non guasta assaporare se si è dell'umore giusto (ieri lo ero solo in parte).
Ai prossimi consigli cinematografici (probabilmente datati, vista la fase di recupero per lavoro in cui sono immerso).