venerdì 22 novembre 2013

Falsi Dei

Il post di oggi ospita la recensione di GianFilippo Pizzo di un interessante romanzo di fantascienza nostrana, Falsi Dei del prolifico ed eclettico Francesco Troccoli, nome ormai affermato nel panorama fantastico italiano. Eccola qua:


Francesco Troccoli, Falsi dei, Curcio 2013, 320 p., € 15,90
Volendo estrarre da questo romanzo una frase che lo rappresentasse, ci sembra indicata questa: "umanamente alieno". Perché in questo libro tutto è estraneo, dalla dimensione temporale situata migliaia di anni oltre il nostro futuro ai corpi celesti dalla caratteristiche inusuali, dalla antropologia degli esseri viventi ai macchinari ipertecnologici, dalla psicologia di certi personaggi alla stessa struttura sociopolitica. Persino gli appassionati di fantascienza di vecchia data troveranno concetti se non proprio originali almeno rivisti con passione e moderna consapevolezza: l'anomalia spaziotemporale, i longevi, i privi di sonno (e dunque di sogni), la gestalt tra menti eccetera. Eppure, al contempo, tutto è profondamente umano: la gerarchia militare che rispecchia la situazione politica, i sentimenti (buoni e cattivi) delle persone e le loro pulsioni, la preponderanza del potere economico... tutto perfettamente riconoscibile anche se ambientato in un altro tempo e in un altro spazio.
Non sappiamo se l'autore lo giudicherà un complimento, ma a noi questo romanzo ha ricordato un grande scrittore di SF americano, Alfred E. Van Vogt, sia per gli improvvisi colpi di scena che sembrano rivoluzionare la trama - ma in questo caso sono per lo più cambiamenti di prospettiva - sia per il numero e la grandiosità dei concetti messi in campo, dai viaggi interplanetari alla riscoperta del pianeta Terra come culla della civiltà fino ai vari dualismi che entrano nel background della storia: normali/longevi, mente individuale/mente collettiva, dormienti/insonni, tecnologia/barbarie (o presunta tale), ricchezza/povertà.  E se manca, quanto mai opportunamente per i nostri tempi, la dicotomia uomo/donna (nell'universo di Troccoli i due sessi sono alla pari) è invece presente il rapporto padre/figlio, perché l'autore non scrive ai tempi di Van Vogt  ma ai giorni nostri e condisce l'avventura con riflessioni non banali, spaziando dall'economia alla filosofia e privilegiando l'introspezione e la caratterizzazione dei personaggi.
Il romanzo continua le avventure di Tobruk Ramarren, l'avventuriero che già avevamo apprezzato nel precedente Ferro sette (Curcio 2012), questa volta inviato in missione diplomatica su un lontano pianeta che rivelerà un forte sorpresa, missione complicata da ammutinamenti, da nanovirus, dal comportamento delle popolazioni locali, da tradimenti vari. Una trama ricca d'azione che però non è fine a se stessa ma accompagna il lettore alla scoperta di situazioni straordinarie, con qualche spunto di riflessione. Un romanzo che forse non è un capolavoro ma si legge volentieri e, pur con qualche lungaggine in alcuni momenti,  scorre dall'inizio alla fine.
Gian Filippo Pizzo


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