mercoledì 22 maggio 2013

Un Pulp al giorno: G-8 and his Battle Aces number 37, October 1936

Questa volta voglio modificare il mio schema consueto e analizzare un intero numero di una delle tante riviste pulp degli anni Trenta che in questi mesi mi è capitato di leggere da cima a fondo (con la massima cura), come proofreader per la RadioArchives.
Si tratta del numero di ottobre del 1936 di G-8 and his battle aces, rivista che abbiamo già incontrato qualche tempo fa. La rivista vede un romanzo - relativamente breve per gli standard odierni - dedicato alle avventure dei protagonisti eponimi della testata, dal titolo Skies of Yellow Death, un racconto riempitivo e una corposa rubrica della posta dei lettori (elemento di estremo interesse per comprendere meglio gli umori, gli stimoli, gli entusiasmi dei giovani americani dell'epoca, nella fase finale di una lunga crisi economica e sociale, che sarebbe stato il trampolino verso il secondo conflitto mondiale).
Il romanzo in questione è sostanzialmente deludente, perché perde buona parte del gusto dei combattimenti aerei nei cieli della Francia del 1917/18 - punto di forza della testata - trasformandolo in uno dei tantissimi cloni, in questo caso poco riuscito, della Oriental Menace di gran voga in quel periodo, e alla quale evidentemente non poteva sottrarsi neppure il nostro. Il problema della vicenda - che ruota attorno a un misterioso veleno che elimina con precisione temporale assoluta tutte le sue vittime - è l'accavallarsi di situazioni impossibili da cui G-8 e compagnia emergono sempre sani e salvi, cosa che senz'altro è straordinariamente pulp (e come potrebbe essere altrimenti?), ma stavolta in modo deleterio, perché si sceglie di trascurare l'azione a favore di un mystery di ben scarso livello, con l'affiancamento di un fantomatico assassino cinese (Chu Lung) alle orde di Unni (così vengono chiamati i tedeschi nel pulp) che cercono di impedire alle forze del bene (leggi Francia e alleati) il trionfo finale.
Alla fine più interessante, pur nella sua banalità, il raccontino di riempimento, The police patrol, non firmato (probabilmente quindi dello stesso Robert J.Hogan, autore di G-8), che nella vicenda di un poliziotto militare che vuole per forza salire su di un aereo come osservatore e mitragliere, per vendicare il bombardamento di una scuola a Parigi (salvo scoprire in fondo che gli "assassini" di cui vuole vendicarsi sono a loro volta appena degli adolescenti), ci mostra, aldilà di una narrazione stereotipa e una soluzione finale stile Il Sergente York (peraltro non ancora giunto al cinema...), quelli che sono gli orrori e le contraddizioni di una guerra, in modo ben diverso dagli eroismi da cartone animato narrati nel romanzo principale.
Straordinarie le lettere, che ci mostrano uno spaccato vivace e critico della gioventù americana dell'epoca, che, fra ingenuità e spropositi, si chiede, con una certa intelligenza, perché tutti i nemici di G-8 e compagnia devono essere o tedeschi (un lettore asserisce che non se ne può più di queste storie sulla guerra mondiale, ormai lontana e che lui non ha vissuto) oppure orientali, asiatici, indiani, cinesi... tutto fuorché anglosassoni.
Il bello della libertà americana è anche questo: scrivere una lettura di questo tenore, critica verso la rivista e la società che rappresenta, ma venire comunque pubblicati e in un certo modo rassicurati, mai contraddetti.

Nessun commento:

Posta un commento