lunedì 15 aprile 2013

Un pulp al giorno: School Mistress of the Mad

Torniamo finalmente alla rubrica principe del nostro blog, con un racconto tratto dalle pagine del numero di gennaio/febbraio 1939 di Terror Tales.
Si tratta di School Mistress of the Mad, grandioso titolo (farò prossimamente un pezzo sui deliranti titoli dei racconti apparsi sulla rivista in questione) per un eccellente racconto lungo di Russell Gray, nome de plum del famoso scrittore di mystery Bruno Fischer, che si diverte molto in questa ecatombe lubrica e sanguinosa, epitome perfetta dello shudder pulp, che ormai volgeva al termine.
La vicenda ci immerge nei meravigliosi e inquietanti scenari della campagna americana, teatro delle più grandi gesta orrorifiche del cinema anni Settanta (Non aprite quella porta, Le colline hanno gli occhi, Un tranquilo weekend di paura, Grano rosso sangue, potrei proseguire per ore...), e mostra come le cose non fossero molto diverse neppure nell'immediato precedente della Seconda Guerra Mondiale.
Gray immagina una bellissima maestrina bionda adescata da una coppia di contadini bramosi di argento, perché finisca preda delle velleità copulatorie di un'intera comunità di dementi che da decenni si riproducono fra loro, i Grings, unici proprietari del malefico villaggio di Doom (nomen omen) e delle miniere d'argento situate nei suoi pressi. A salvare la giovane donna dalle grinfie di questi pervertiti dal corpo guasto non meno del cervello si mette un giovane venuto dalla città in campagna a casa della sorella per riposare dallo stress di ogni giorno (ottima scelta...), e, nonostante infinite torture e sventure, riuscirà nell'intento (e a sposare - ovviamente - la giovane maestrina).
Se la trama può sembrare già vista (forse lo era meno settanta e passa anni fa), il linguaggio e le situazioni sono francamente molto moderni nella loro brutalità e mancanza di censure: si passa da giovani donne che si denudano spontaneamente e si crogiolano nel piacere proveniente dal dolore (senza che si offra una chiara spiegazione del perché), a ombre malefiche che si muovono nell'oscurità e rigettano il fuoco e la luce (forse le anime dei cittadini di Doom, che hanno venduto al demonio il proprio io immortale in cambio di una progenie futura, dopo vent'anni di sterilità), a vittime buttate vive sul rogo, con il crepitio e l'odore della carne bruciata che pervade realmente le narici del lettore, tanto la narrazione è valida.
Racconto consigliato, quindi, a tutti gli amanti del genere horror, per scoprire una gemma lontana, che brilla ancora di luce propria e non riflessa.

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