lunedì 22 aprile 2013

Un pulp al giorno: Parade of the tiny killers

Chiudiamo la nostra disanima del numero di gennaio/febbraio del 1939 di Terror Tales, con un racconto lungo di un autore piuttosto celebre anche nel nostro Paese, Nat Schachner, generalmente accostato al nome di un altro autore pulp che abbiamo citato più volte su queste pagine, Arthur Leo Zagat, e quasi esclusivamente per racconti di fantascienza. Ma come ogni buon autore pulp che si rispetti, Schachner era piuttosto versatile e questo racconto - lontano dal capolavoro, badate bene - comunque lo dimostra.
La storia ricalca il cliche dei racconti del periodo: narrazione in prima persona del giovane protagonista maschile la cui fidanzata - regolarmente bionda e bellissima, con rare eccezioni - si trova in un pericolo letale. Stavolta, il pericolo è rappresentato da una miriade di pigmei africani dagli occhi misteriosiamente azzurri (tanto che vengono scambiati per bambini dipinti di scuro) e dalla loro divinità di pietra, capace di prender vita e minacciare l'esistenza di molte belle ragazze. Attraverso i consueti passaggi necessari allo svolgimento dell'azione, il racconto si risolve ancora una volta con una spiegazione terrena del mistero (i pigmei sono realmente tali e i bambini rapiti e poi uccisi dai perfidi orchestratori del complotto sono stati eliminati perché avevano scoperto il segreto della falsa divinità di pietra - una sorta di automa, azionato da un pigmeo al suo interno) e si chiude con un lieto fine appena meno intenso del consueto (il misterioso dio è nuovamente comparso nelle terre africane da cui era stato portato via con l'inganno).
Ciò che rende il racconto interessante sono i passaggi molto drammatici e coinvolgenti che Schachner introduce ogni tanto nella vicenda, come il momento in cui uno dei componenti della posse inviata nelle paludi locali alla ricerca delle donne e dei bambini scomparsi, finisce per uccidere il figlio che stava cercando (o crederà di averlo fatto, visto che poi l'autore, evidentemente accortosi di aver toccato un tasto un po' troppo drammatico in un racconto da due soldi su di una rivista di intrattenimento, decide di dare una spiegazione diversa: il bimbo è stato ucciso dal crudele curatore del museo di archeologia, ed è stato messo in mezzo alla palude per far ricadere la colpa del delitto su qualcun altro). La sequenza della presa di coscienza dell'azione compiuta dal padre, il suo cercare conforto negli occhi degli altri membri della spedizione - che invece evitano di guardarlo - e la sua decisione di inoltrarsi da solo in mezzo alle acque della palude con il cadavere del figlioletto fra le braccia è una scena che francamente tocca abbastanza il lettore (ricorda per certi versi la celebre scena della peste manzoniana - so di poter venire accusato di eresia per questo...). Per il resto siamo nella media della narrativa degli shudder pulp (per quanto con molta meno gratuità sulle scene sensuali di quanto non ci sia di solito - Schachner pare sotto questo punto di vista autore di maggiore spessore) e il racconto si segnala infine soltanto - ancora una volta - per la diabolicità dei bambini visti dagli adulti (stavolta, poverini, i colpevoli sono realmente dei pigmei, ma i bambini rapiti vengono sottoposti a controllo ipnotico e farmaceutico per indurli ad azion delittuose). Devo proprio scrivervi un pezzo... materiale sembra essercene parecchio.
La prossima volta torneremo ad occuparci di Horror Stories, con il nuovo numero appena ricevuto dagli amici di Radioarchives. Altre shudder stories da esaminare (e altri meravigliosi titoli da citare...)

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