domenica 24 marzo 2013

Un pulp al giorno: Music of the damned

Beh, ormai in effetti il titolo non ha più molto senso, visto la iato temporale intercorso dal mio ultimo post sul tema, ma riprendiamo con cadenza da decidere, una rubrica che mi diverto molto a fare. E ripartiamo con il primo numero di un altro degli shudder pulps divenuti epici della metà degli anni Trenta del secolo scorso: Horror Stories. E il primo racconto del primo numero è questo breve romanzo avventuroso, venato di sadismo, più che di soprannaturale, dovuto alla penna di Francis James, pseudonimo di James Goldwaithe, autore pulp uscito già nei primi anni venti, ma esploso proprio con gli shudder pulps, Terror Tales e Horror Stories in primis.
La vicenda vede una sorta di novello Indiana Jones dei poveri impegolarsi in una cupa vicenda di divinità inca tornate dal regno delle ombre per instaurare il loro depravato dominio di terrore, fatto di non morti dalla pelle gialla, l'alta statura e sette dita delle mani, lascive sacerdotesse dalla pelle ramata, musica infernale che scatena pulsioni sessuali irrefrenabili e malcapitate figlie di professori d'archeologia, cadute preda delle voglie innominabili di tali divinità. Pretesto, tutto questo, per una storiella decisamente datata, costruita con cliffhanger di pessimo livello, scrittura appena passabile, nudi e torture a ogni passo, eminentemente gratuiti e ben poco efficaci per i lettori di oggi.Come di consueto (l'abbiamo già visto in numerose delle altre storie presentate in questo blog), l'apparenza sovrannaturale degli inizi svanisce poi del tutto in un finale in calando (e qui decisamente molto scarso), che lascia spesso basito il lettore attuale (si capisce subito chi sia il colpevole della macchinazione e i modi in cui opera sono parecchio poco plausibili).
Non certo il migliore degli inizi, per una delle capostipiti della narrativa pulp sadico-orrorifica del periodo, ma si spera in molto meglio con il passare delle storie

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