giovedì 7 marzo 2013

La nascita del volgare... sul tavolo da gioco

Serata ludica anticipata ieri sera e nuovo gioco da provare, in previsione del mio compleanno. Con un gruppo ridotto a quattro unità, abbiamo provato un titolo che mi ispirava molto e non ha deluso le aspettative: De Vulgari eloquentia.
Come dice il titolo, il gioco si propone di rivedere le origini della nostra lingua, il passaggio dal latino al volgare, ma è in realtà poco più di un'espediente per portare i giocatori a scorrazzare per l'Italia, partendo da mercanti e cercando in fondo alla partita di diventare papi.
Tre sono infatti i ruoli che i giocatori possono ricoprire nel corso del gioco: mercante (che consente di guadagnare parecchi soldi, ma un numero piuttosto basso di punti vittoria), frate (che limita fortemente gli introiti monetari, ma aiuta nel guadagnare badesse e amanuensi - utili per la vittoria finale) e infine Cardinale (che accresce le possibilità di vincere il gioco alla fine, se si riesce ad esseri eletti papa - un botto di punti!).
Nel corso della partita, i giocatori cercano di salire il più possibile nella scala della conoscenza (fondamentale per dirimere la parità e per l'acquisizione di manoscritti - che in fondo al gioco diventano punti vittoria - sempre più pregiati) e di ottenere il supporto di nobili, politici, badesse e nobili, che hanno costi e funzioni diverse (ma in massima parte rivolti all'acquisizione finale di punti vittoria).
Il fulcro del gioco sono i punti azione (5 per tutti, tranne per uno dei cardinali che, se interpretato, offre la possibilità di effettuare 6 azioni per turno - vantaggio non indifferente, ma di solito limitato agli ultimissimi turni del gioco, e a un costo in monete che pochi frati - passaggio d'obbligo per diventare cardinale - possono permettersi - visto che al momento di diventare frati bisogna rinunciare alla metà per eccesso delle proprie ricchezze) con i quali i giocatori si muovono per l'Italia in cerca di manoscritti (ce ne sono di cinque colori diversi a seconda delle regioni e riuscire ad averne almeno uno per colore porta un bonus a fine partita), di eventi (ogni turno una delle città della mappa fornisce un bonus aggiuntivo al primo giocatore che la visita) e di interagire con le varie tabelle (troppo numerose e variegate per elencarle tutte in questa sede), cercando di limare al meglio la propria strategia.
Il gioco è piuttosto lungo - almeno per noi alla prima partita, due ore e 15 circa, in 4 (al massimo si gioca in 5) - e richiede una qual certa pianificazione, perché pur non essendoci interazione diretta con gli altri giocatori, esiste una regola del primo arriva meglio alloggia nel caso degli eventi, della disponibilità dei ruoli e soprattutto nel raccogliere politici, nobili, etc - (ce ne sono al massimo 6 per turno e dopo il 7 turno dei 16 massimi del gioco, si rischia di non beccare più nulla).
Somigliante per certe meccaniche di assegnazione dei punteggi a Thurn und Taxis, ma in realtà strategicamente molto diverso, De Vulgari eloquentia è finalmente una lieta sorpresa dopo alcuni acquisti relativamente deludenti degli ultimi tempi, e mi sento di consigliarlo a tutti i giocatori non casuali. Le regole sono alla fine piuttosto semplici, anche se in apparenza lunghe a una prima lettura, le strategie apparentemente molto varie (alcune tabelle sembrano avere un senso strategico solo se le si completano - e quindi si ottengono i loro bonus - molto presto nel gioco, mentre scegliere il momento in cui diventare frate e quindi cardinale è un'altra scelta molto importante - specialmente perché alcuni dei personaggi che si possono scegliere nel ristretto lotto dei due prelati portano vantaggi che mi sembrano decisamente migliori di altri).
Sperando di aver illuminato qualcuno sulla strada della conoscenza, pardon, della scelta di un possibile acquisto ludico, vi saluto, rimandando a una prossima novità ludica lo spazio dedicato al gioco di questo blog.

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