lunedì 25 febbraio 2013

Ascesa e declino dell'"Ombra"

Non parleremo di fantasy, di horror, di cinema o di pulp in quest'occasione. Per il cinquantesimo post del mio blog (in meno di due mesi!), ho deciso di far ritorno alla formula uno per parlare brevemente di una delle mie scuderie preferite da bambino e giovane adolescente: la Shadow. Quanti di voi la ricordano?
Il nome accattivante, la livrea nera (diventata perfino bianca negli ultimi, declinanti anni), la particolare conformazione del telaio della vettura della metà degli anni Settanta (quella guidata da Tom Pryce, lo sfortunato pilota inglese, deceduto a Kyalami in uno degli incidenti più assurdi e incredibili della storia della formula uno), hanno sempre esercitato un grande fascino sul sottoscritto, che pur non avendo mai tifato per nessuno dei suoi piloti in particolare (ero un grande tifoso di Niki Lauda e lui soltanto negli anni in cui ha corso), l'ha sempre ritenuta una scuderia simpatica e degna di considerazione.
Dall'esordio nel 1973 al ritiro nel 1980, la Shadow ha vinto un gran premio (con Alan Jones, nel 1977 - il pilota australiano, poi campione del mondo nel 1980, era subentrato al compianto Pryce dopo la sua morte) e sei volte si è piazzata sul podio, sempre al terzo posto (con i citati Jones e Pryce (2 volte), poi Jackie Oliver, George Follmer (pilota americano, il primo a portare al traguardo la vettura, nel gran premio del SudAfrica del 1973) e Jean Pierre Jarier.
E il SudAfrica è il gran premio che più di ogni altro ha segnato la breve storia di questa scuderia anglo-americana (nata negli Stati Uniti, infatti, ma ben presto spostata in Inghilterra come sede operativa): nel 1973, infatti, George Follmer e Jackie Oliver (quest'ultimo ritiratosi al quattordicesimo giro per problemi di motore), portavano all'esordio la macchina proprio sul circuito di Kyalami, che negli anni successivi avrebbe chiesto un grosso tributo di sangue alla squadra, portandosi via la vita del newyorkese Peter Revson nel 1974, in un incidente causato dal venir meno di una sospensione durante le prove del gran premio.
Il suo rimpiazzo, il citato Tom Pryce, avrebbe trovato la morte esattamente tre anni dopo, sullo stesso circuito, dopo essere stato colpito in pieno volto dall'estintore del commissario di pista che aveva attraversato la strada al suo sopraggiungere per andare a soccorrere Renzo Zorzi, la cui auto era avvolta dalle fiamme per una perdita di carburante (ma il pilota era già fuori e illeso), a sua volta ucciso all'istante per essere stato travolto dal povero Pryce. Ovviamente, visto che il destino può realmente essere crudele e dotato di un'ironia che nessuna fantasia umana, per quanto perversa, è in grado di immaginare, Zorzi era il compagno di squadra di Pryce... (dopo altri due gran premi avrebbe terminato la sua breve e ferale carriera in formula uno, con sette corse all'attivo e un solo punto conquistato).
E ancora in Sudafrica, con alla guida un altro pilota inglese, Geoffrey Lees, si chiuderà la comunque gloriosa parabola della scuderia, con il 13 posto al traguardo, prima di un manipolo di altri gran premi senza ottenere la qualifica, e infine il mesto ritiro.
Torneremo ancora a parlare di formula uno, con altri aneddoti di questo straordinario mondo, che tra breve riprendere la sua corsa ("criptata", accidenti a Sky!)

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