mercoledì 9 gennaio 2013

Galleria di Carneadi: Haskel van Manderpootz

Inizio la mia nuova rubrica, dedicata ai personaggi poco conosciuti della narrativa fantastica (e non solo), con un grande caratterista di uno dei più grandi autori che la fantascienza avrebbe mai potuto darci, se il Fato non avesse deciso di togliercelo poco più che trentenne, dopo averl lasciato ai posteri una scarna eredità di racconti e romanzi brevi (buona parte dei quali pubblicati postumi e in parte frutto di collaborazioni - che forse potremmo anche chiamare riscritture post mortem). Parlo, ovviamente, di Stanley Graham Weinbaum, universalmente noto come il creatore di Tweerl, il primo alieno alieno della storia della fantascienza (in quel capolavoro che risponde al nome di A Martian Odissey). Ma come al solito ho già divagato fin troppo e riempito di numerose parentesi la prima parte di questo post.
Veniamo quindi a parlare del personaggio: Haskel van Manderpootz è l'epitome dello scienziato eccentrico, un anziano fisico tanto geniale quanto egocentrico (si definisce appena superiore ad Albert Einstein), inventore di alcuni dei marchingegni più strampalati (e singolarmente geniali) dell'intera storia della (fanta)scienza. Nemesi più o meno volontaria del giovane perdigiorno Dixon Wells (sfigato ex allievo del professore, facile agli innamoramenti impossibili da corrispondere), il rubizzo professore è protagonista di tre racconti di Weinbaum, due dei quali usciti in italiano (il terzo lo sarà a breve :): Worlds of If (I mondi del se), The Ideal (L'ideale) e The point of View.
Nel primo, van Manderpootz (che parla di se, anche nei dialoghi, in terza persona, come un altro egocentrico di successo del passato, tale Caio Giulio Cesare) inventa un congegno che consente di vivere eventuali futuri alternativi, sfruttando delle linee temporali parallale a quella corrente; Dixon Wells potrà così innamorarsi di una ragazza che nella sua linea temporale è morta in un disastro aereo che lui aveva evitato, perdendo (come sua consuetudine, visto che è perennemente in ritardo a ogni tipo di appuntamento) il velivolo che doveva prendere.
Nel secondo, il professore inventa una macchina che consente di rendere reale l'ideale di ciascuno, anche in campo amatorio, tanto che il buon Wells, sempre preda delle frecce di Eros, si può così innamorare di una donna inesistente, ma per lui perfetta.
Nel terzo e ultimo racconto, invece, van Manderpootz escogita un apparecchio ancor più curioso e singolare, che consente di vedere il mondo attraverso il punto di vista di un'altra persona, con il risultato che Wells perderà la testa per una bruttina stagionata, la signorina Fitch, segretaria del professore, vista come una dea dallo sfigatissimo tecnico di laboratorio del professore. Ancora una volta, nonostante i suoi sforzi, il buon Wells andrà in bianco.
Scritte con un linguaggio brioso e vivace, piene di idee nuove e intriganti (nonostante siano state scritte intorno alla metà degli anni Trenta del secolo scorso), le storie di van Manderpootz rappresentano uno dei lati migliori della fantascienza dell'epoca immediatamente precedente a quella d'Oro (che si fa iniziare - sulla scorta di Asimov e dei suoi innumerevoli scritti - al 1939) e una spinta ulteriore a frugare in una soffitta (quella della narrativa pulp anni Venti-Quaranta) piena di polvere e di cianfrusaglie, ma anche di chicche e di gioielli preziosi, del tutto sconosciuti al pubblico italiano.
Se avremo fortuna e voi la pazienza di seguirci, nei prossimi tempi potremmo regalarvi dei meravigliosi cameo da mettere in bella mostra nelle vostre collezioni.
Un'ultima nota: Weinbaum, che scrisse tutte le sue opere negli anni centrali della Grande Depressione, è stato profetico nell'indovinare la crisi che al momento ha investito tutto il mondo occidentale; nel citato racconto I mondi del se, parla infatti della grande crisi del 2009. Direi che ci ha dato!

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